Prendersi cura non è prerogativa delle donne

Sibilla Aleramo è un nome che ti resta dentro e fa spazio a pensieri, domande, paure. E’ un nome che minaccia gli stereotipi che per un tempo lunghissimo hanno rassicurato le donne, ingabbiate dentro le false certezze fabbricate dal patriarcato. E’ un nome che instilla il dubbio sulla correlazione tra femminile e materno.

Come se diventare madre fosse un dovere; come se il prendersi cura fosse per natura una prerogativa delle donne. Come se ci fosse un unico modo giusto per essere madre: un modo che mette al centro di ogni scelta esclusivamente il bene del bambino. Tuttavia non è possibile prendersi cura di altri se non ci si prende cura in primis di sé.

Le prospettive femministe sulla maternità, come quella di Sibilla Aleramo, hanno sancito il diritto alla scelta e alla cura di sé, per tutte le donne.

L’identità femminile non necessariamente materna

L’identità femminile si sta sempre più svincolando dalla necessità del simbolico materno, per affermarsi a prescindere dalla procreazione.

Trovare il proprio modo di essere donna viene prima e resta prima della ricerca del proprio modo di vivere la maternità.  Avere un figlio dovrebbe essere un’esperienza ulteriore per la donna che desidera viverla, un’esperienza che porta con sé nuove possibilità, non che ne toglie.

I figli non sono solo delle madri; la direzione verso la quale dovremmo andare è quella della genitorialità condivisa, nella quale gli adulti di riferimento siano ugualmente coinvolti nel lavoro di cura e di educazione. Questo orizzonte sarà possibile però soltanto a fronte di una politica che mette l’etica della cura al centro delle proprie azioni.

Fino a quando questo non accadrà, ogni donna dovrà essere responsabile di affermare in maniera assertiva il proprio diritto alla libertà all’interno della sua sfera familiare e nel suo ambito professionale, difendendola da piccoli o grandi tentativi di ridimensionarla.

I propri bisogni come priorità

Noi sappiamo che quei sensi di colpa che proviamo, quella sensazione di inadeguatezza, quell’ansia che ci assale sono molto spesso effetto di una storia passata che ci ha negato qualsiasi diritto di felicità propria. Sappiamo anche che non siamo più disposte ad accettare che questo accada: siamo ben presenti a noi stesse, con i nostri bisogni come priorità. Avere questa consapevolezza è importante dal punto di vista psicologico perché mette ogni donna nella condizione di potersi fidare delle proprie emozioni, di elaborare senza paura i propri pensieri, di perdersi nelle proprie fantasie e di vivere pienamente il rapporto con il proprio corpo nel mondo.

 

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Organizzatore

Muscarella Laura Dottoressa in Psicologia Clinica e Arteterapeuta